Un amore pendolare - Treviso Trasgressiva

Un amore pendolare - Treviso Trasgressiva

L’aereo corre veloce lungo la pista, decolla in perfetto orario. Slaccio la cintura e mi giro verso il finestrino, guardo fuori le nuvole che si diradano e anche i miei pensieri si schiariscono, sto volando verso il mio amore. La nostra è una storia singolare, a tratti anche dura, ma per ora va bene così. Lentamente ripenso a come tutto è cominciato. Allora ero un giovane impiegato di banca, e una sera all’uscita dal lavoro vedo una ragazza prendere a pugni un bancomat. «È inutile, anche se lo prendi a pugni, non ti darà le banconote.» Lei si gira mi guarda arrabbiata. «Questa trappola mi ha preso al carta, ho sbagliato il PIN e lei me l’ha ritirata, accidenti adesso niente spesa e niente cena.» Mi avvicino, la guardo è bellissima nella luce del tramonto. Alta, capelli e occhi nerissimi, tutte le curve al posto giusto e soprattutto un viso bellissimo. Senza esitare apro il portafogli e gli offro 50 mila lire. Pessima mossa, mi guarda con occhi di fuoco, dura e feroce. «Per chi mi hai preso, per una puttana?» quindi nonAltera e fiera si gira e se ne va. La rincorro, la chiamo. «Signorina, signorina, mi aspetti, la prego non volevo offenderla, mi lasci spiegare.» Si ferma e mi guarda con sospetto. «Li prenda la prego, tanto domani dovrà tornare a ritirare la carta e me le restituirà, un prestito per questa sera.» Mi guarda con sospetto e fa un cenno di no con il capo. «Non accetto soldi dagli sconosciuti.» «Mi chiamo Giorgio, e domani lei mi dovrà mostrare un documento  saremo sconosciuti, accetti la prego o almeno lasci che la inviti a cena.» Ci pensa un momento. «Mi chiamo Barbara, va bene, ma solo una pizza e una aranciata e non si faccia illusioni.» Due ore dopo ci troviamo davanti alla banca, non accetta di salire in auto con me, allora andiamo in una pizzeria lì vicino. A tavola si rilassa un poco, mi racconta che viene dal sud, che è fidanzata, che lavora come impiegata contabile in un grande gruppo alimentare, e che è stata mandata è nella mia citta per un corso di aggiornamento della contabilità, che prevede l’uso del computer. Le racconto di me che vivo solo e lavoro in banca, poi lei riflette sul fatto che il corso finisce alle 17 e che noi a quell’ora chiudiamo e quindi non sa come riprendere la carta. Mi faccio dare un documento e l’indomani le riporto la carta e le strappo un nuovo appuntamento. Ben presto ci rendiamo conto di stare bene insieme, io ne sono affascinato, mi piace da morire, la sua allegria, il suo modo di essere ironica, e la sua fiera bellezza. Dopo una settimana la invito una sera a cena da me. Accetta e quella sera la bacio per la prima volta. Lei non si sottrae all’abbraccio, ma mi dice con voce malinconica che non va bene che è fidanzata, ma io la voglio e lei si lascia baciare ancora. Finiamo a letto insieme, ma non si fa scopare, è vergine e tale vuole restare, ma non per questo non ci divertiamo. Baci, carezze e masturbazioni ci danno una eccitazione che sfocia in un 69 di fuoco, e quando vengo le riverso in gola tutto il mio piacere che lei ingoia senza nessuna esitazione. Pur restando vergine davanti, lentamente, la convinco a donarmi il fiorellino anale. All’inizio è un po' doloroso, ma poi rapidamente lo apprezza e diventa un modo di godere che la sconvolge fino allo sfinimento. Passiamo quaranta giorni di piacere molto intenso e appagante, e solo una volta mi trovo con la cappella appoggiata alle sue labbra della figa bagnatissima, sto per affondare in lei ma il suo sguardo disperato mi fa desistere. Finito il corso la invito a restare. «Non te ne andare, resta, con il mio stipendio e la tua specializzazione di lavoro qui ne trovi subito, ci prendiamo un appartamento più grande e viviamo insieme, ti amo, resta, ti prego.» Niente da fare, mi dice che non è possibile, e se ne va. Passo una settimana di pura disperazione, mi manca da morire, ma poi lentamente mi tuffo nel lavoro, e quando mi propongono un trasferimento alla sede scentrale, accetto. Dopo due mesi conosco casualmente Anna. È la figlia del direttore generale, ma questo lo scopro dopo. Mi cerca, ma io non mi lascio avvicinare facilmente perché non voglio avere storie con lei considerando chi è suo padre, allora lei una sera mi aspetta all’uscita e mi abbraccia, mi bacia. «Cosa deve fare una donna per farti capire che è innamorata di te?» Mi chiede stringendomi a lei. La guardo per un attimo, realizzo che sono il re dei cretini. Bella, sensuale e molto elegante, è la femmina che farebbe girare la testa a tutti, e io non la volevo! Bel fesso! Mi tufo in questo nuovo amore, ma la cosa non mi agevola nel lavoro, il padre mi tiene costantemente sotto il suo sguardo vigile e attento. Passano tre mesi, lei si dimostra essere una donna meravigliosa, una sera facciamo sesso e resta incinta. Per niente dispiaciuta ci sposiamo poco dopo, incomincia una parte della mia vita veramente bella. Anna è una donna capace di sconvolgere realmente la mia vita. Elegante, bella, sensuale, e molto porcella, mi fa scoprire il piacere di un erotismo bello ed molto originale. Spesso si diverte a stuzzicare la mia eccitazione con giochi veramente erotici, come indossare abiti cortissimi, o con atteggiamenti da vera puttana, che si concludono con scopate epiche nelle quali diamo entrambi tutto. Altre volte mi telefona, mi dice che è in giro per negozi senza intimo, facendomi credere che ci sono uomini che potrebbero vedere che lei sotto è nuda. Questo eccita la mia immaginazione, e la sera la distruggo a letto scopandola in maniera sconvolgente. Gode e mi fa godere sempre in modo originale. Le piace da morire essere scopata in posti insoliti, specie se c’è il rischio di essere scoperti. Adora essere sfondata analmente, direi una vera ossessione per questo tipo di sesso, che la fa godere sempre in maniera completa, il che mi riporta alla mente Barbara. Passano dieci anni, la mia scalata ai vertici aziendali è sempre stata seguita dal suocero che si è convinto della mia bravura e intanto cresce mia figlia, ma un destino vigliacco mi attende dietro l’angolo. Due giorni dopo il mio trentasettesimo compleanno Anna muore per una leucemia fulminante. Passo giorni di puro abbandono, la sua mancanza mi deprime, mi manca tutto di lei, il suo erotismo, il suo modo di essere donna, madre e complice. Impazzisco ma poi lentamente mi butto nel lavoro e piano piano ne esco. Passano tre anni, e mi ritrovo ad occupare la poltrona di direttore generale del personale. Il nuovo incarico mi impegna e questo distrae la mia mente dal pensare a lei. In questa occasione conosco Lisa, la nuova segretaria. Una bella trentenne, che mi affianca nel lavoro. Veste poco elegante e per niente seducente, jeans, e maglioni larghi, pur avendo un bel corpo non lo valorizza. Un giorno mentre lei mi ricorda i miei appuntamenti la guardo e le dico di disdire tutto. Mi guarda stupita e le comunico che oggi è l’anniversari della morte di mia moglie e voglio andare al cimitero. «Che tipo era sua moglie dottore?» La guardo e le dico che era una donna bellissima, sensuale e sempre molto elegante, che amava le autoreggenti i tacchi vertiginosi e le piaceva provocarmi con elegante maestria. Lei se ne va e da quel giorno cambia radicalmente il suo abbigliamento. Bella curatissima sensuale e sempre in gonna mai volgare si diverte a provocarmi ma solo quando siamo soli. Allora la sua camicetta ha un bottone di troppo slacciato, o le sua gambe inguainate da splendide calze si mostrano al mio sguardo. All’inizio credevo che avrei dovuto scoparla, ma poi ci ho riflettuto e sono giunto alla conclusione che se lo avessi fatto avrei rovinato tutto e quindi sono stato al suo gioco mostrando di gradire con complimenti appena sussurrati e dimostrazioni del mio, pacco duro come gradivo le sue attenzioni, e questo gioco si ripete spesso ma sempre senza mai andare fino in fondo. Passa un po' di tempo e il mio istituto assorbe una banca più grande in difficoltà, per me incomincia un periodo di intenso lavoro sempre affiancato dalla mia speciale segretaria. Dopo l’unione il mio compito è quello di ottimizzare tutte le filiali, qui il destino gioca ancora le sue carte. Sfogliando l’elenco dei vari posti dove sono ubicate le filiali scopro un nome di una città del sud dove abita Barbara. Mentalmente escludo di avere ancora interesse verso di lei, ma più passa il tempo e più mi sorprendo a farmi domando su cosa ne sia stato di quella donna che ho amato tanto. Mi immergo nel lavoro, e lascio volutamente la sua città per ultima, e quando chiedo a Lisa di prenotarmi un hotel per una settimana in quel posto lei mi guarda stupita, mi giustifico dicendo che voglio prendermi qualche giorno di riposo. Delusa dal fatto che non la invito a seguirmi, cosa che avevo sempre fatto, lei esegue senza fiatare. Mentre mi reco nel paese di Barbara ho una intuizione. Ho notato che ci sono solo tre nostre filiali, e allora scorro fra i clienti e la trovo. Ha un conto presso una filiale, e economicamente se la cava bene, ma soprattutto ottengo il suo indirizzo. Passo due giorni a sistemare le pratiche di lavoro e la sera la vado a cercare. Abita in una bel palazzo, ma per quanto mi sforzi non riesco a trovala. Passo la notte a chiedermi che cosa sto facendo. Al mattino presto mi posiziono con la mi auto davanti a casa sua. La vedo uscire poco prima delle otto, ha due figli che con l’auto accompagna a scuola, poi si dirige verso un bar ed entra. La seguo. Mentre ordina caffè e si fa servire un cornetto mi vede. «Tu??... Giorgio? Che ci fai qui?» Restiamo immobili, ci guardiamo e non siamo capaci di dire nulla. Dopo un momento ci sediamo e ad un tratto mi rendo conto che lei è diventata ancora più bella. La sua fierezza è rimasta, le sue curve sono diventate più piene, seducenti e il seno è diventato più grande, e ancora più bello. Lei mi racconta della sua vita, lo fa con malinconia, mi dice che è in crisi con il marito, un vero egoista che pensa solo a lui, incurante di quello che vuole lei, dei suoi desideri, delle sue esigenze. L’unica cosa che gli interessa e che lei si occupi dei figli e basta. La guardo, ha l’aria decisamente triste. Le racconto di me, poi lei abbassa lo sguardo e mi dice che sarebbe stato meglio che fosse rimasta con me, poi mi guarda fiera e dura, quasi incazzata. «Portami via, ora, andiamo la tuo albergo.» Non me lo faccio ripetere due volte. Entriamo nella mia camera e ci strappiamo i vestiti di dosso, quasi stessero bruciano, ma non sono loro a bruciare, ma i nostri corpi, i nostri sensi e ci stendiamo sul letto. L’ammiro per un momento e rivedo tutta la sua sconvolgente bellezza. Le nostre mani tornano a sfiorare i nostri corpi, a ridarci piacere, e lentamente dopo averla baciata e toccata ci ritroviamo di nuovo a fare uno splendido 69, ma questa volta non esplodo nella sua bocca, voglio di più e lei se ne rende conto e quando ritiene di essere pronta si distende supina e mi attira su di se. Entro dentro quasi con impeto. Lei inarca il corpo e apre la bocca mentre io lo spingo tutto fino in fondo e solo quando sento sbattere la cappella sul fondo mi fermo a guardarla. Lei è un maschera di piacere, vorrebbe urlare ma dalla bocca spalancata non esce nessun suono. La pompo ma lei mi blocca. «Ti prego fai piano, voglio godere. Lui non mi ha mai fatto raggiungere l’orgasmo, mi penetra e poi appena vuole viene incurante del fatto che io abbia goduto o meno.» La guardo, la bacio. «Rilassati godi, io verrò quando tu ne avrai avuto abbastanza.» Inizio a scoparla facendole provare alcuni orgasmi, poi la rigiro, la metto sopra a di me e lei si impala mentre io le strizzo i seni, le accarezzo i fianchi. Lei gode, ondeggia e raggiunge il piacere gridando di non smettere, poi mi guarda e mi chiede di inondarla. La metto di lato, la scopo con impeto ed esplodo dentro di lei. Dopo esserci ripresi lei mi prende il cazzo in bocca, lo succhia con dedizione e bravura, la stessa che mi faceva impazzire. Ben presto mi torna durissimo, lei si gira, e con occhi languidi mi sussurra: «Mettilo dietro, ma fai piano, lui non l’ha mai voluto e io l’ho dato solo a te.» La possiedo lentamente fin quando lei mi incita a sfondarlo di nuovo. «Dai che mi piace! Spingilo tutto dentro! Si, godo!» La scopo nel culo facendola di nuovo impazzire di piacere e poi le vengo dentro con immenso piacere di entrambi. Restiamo abbracciati per assaporare questo bellissimo momento e nei giorni a seguire abbiamo ripetuto più volte. L’ultima sera l’ha voluto solo nel culo. «Prendimi dietro, a lui non l’ho mai dato, è tuo. Lo so chi mi farà male, ma lo voglio, anzi fammi male che mi deve restare il dolore per giorni, non voglio dimenticare chi mi ha sfondato il culo!» Quando è giunta l’ora di andarmene le ho chiesto di seguirmi, di abbandonare quell’uomo che non la rende felice, ma lei mi ha risposto che per ora non è possibile, ma che quando sarà il momento sarà per sempre mia. Nei mesi a seguire ci siamo sentiti e visti diverse volte, organizzando dei brevi soggiorni ma durante i nostri contatti le ho insegnato a diventare una vera esibizionista, a godere del piacere di suscitare interesse da parte di altri maschi, a scoprire il piacere di sentirsi donna, amante e anche un po' puttana. Lei sta crescendo in un rinnovato interesse per la vita e spero che si decida diventare tutta mia. «Allacciare le cinture di sicurezza.» L’annuncio desta i miei pensieri, il mio cuore si gonfia, fra poco la rivedo, lei mi ha detto che mi ha preparato una sorpresa, io spero che sia molto eccitante. Non mi importa quanta strada devo fare ogni volta per vederla, anche se tutto questo è poco, è sempre meglio di niente, per ora va bene così.

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